In questi giorni “prenatalizi” le pubblicità di giocattoli sono quintuplicate. Fra queste c’è una nota bambola malata su cui microba ha messo gli occhi. Non la chiede espressamente ma ogni volta mi chiama a vederla. L’ultima volta le dissi “basta, lo sai che non mi piace, io non voglio anche le bambole malate!” e lei candidamente: “ma la curo io, non tu”.
Aspetto la lettera “ufficiale”a Babbo Natale per sapere se è proprio un suo sogno anche perché giocare al dottore rientra fra le sue attività preferite: è contentissima quando può disporre di attrezzi veri e dice che da grande farà la dottoressa come la sua mamma. Per mia figlia è normale esprimere tale preferenza professionale dato che da quando è nata sente parlare di medici e ospedali, ma giocare al dottore è effettivamente uno dei giochi “che piace”. La maggior parte dei bambini infatti ha la classica valigetta in plastica.
Adesso a puntualizzare gli effetti benefici di tale gioco è intervenuta una ricerca dell’Universita’ di Cincinnati pubblicata sulla rivista “Issues in comprehensive pediatric nursing”, secondo la quale giocare al dottore può aiutare ad esprimere le paure e a guarire più in fretta.
Ad un gruppo di bambini tra i 2 e i 10 anni, sia direttamente malati, sia pa
renti di malati, sono stati dati gli “strumenti del mestiere” dei medici come stetoscopio, laccio emostatico e valigetta ed e’ stato permesso di giocare con letti ospedalieri in miniatura e ambulanze. I piccoli sono stati osservati per un mese: si è così scoperto che attraverso il gioco riuscivano ad esprimere le loro paure, a comunicarle meglio ai medici e quindi ad “esorcizzarle”. I loro giochi finivano quasi sempre in maniera positiva, con la guarigione del paziente e anche i bimbi malati presentavano un miglioramento della condizione medica complessiva. Tali giochi sono risultati molto utili anche ai bimbi sani, che riuscivano meglio ad esprimere il loro “sentirsi abbandonati” da mamma e papà impegnati ad accudire fratellini
o sorelline malati.


